Momenti di tensione per il Commissario Caterina Ruggeri
Guardando la mia immagine riflessa sullo specchio, mi balenò
un'idea, strana per me, ma che volevo mettere in atto prima di recarmi
a casa di Sergio. Presi il telefono e composi il numero del mio
parrucchiere di fiducia, il quale mi confermò che in mattinata
sarebbe stato aperto, potevo andare da lui quando volevo. Indossai un
abito turchese, per la verità piuttosto scollato e corto per la
stagione, un paio di calze autoreggenti nere con orlo di pizzo e
stivali alti oltre il ginocchio. Mi truccai accuratamente, mi
spruzzai un buon profumo e scelsi un soprabito lungo. Uscii e mi
diressi dal parrucchiere.
«Mi sono stancata di questi capelli a caschetto mori, Franco. E' una
vita che li porto così.» Mi rivolsi alla sua immagine riflessa
sullo specchio avanti a me.
«Perfetto, non vedevo l'ora di sbizzarrirmi un po' sulla tua testa.»
Mi rispose con la sua voce dalla spiccata erre moscia. «Ti proporrei
dei colpi di sole, che schiariranno i tuoi capelli ma in maniera non
esagerata, e una pettinatura un po' mossa. Il tutto farà spiccare
l'azzurro dei tuoi splendidi occhi, tesoro! Vedrai che capolavoro!»
“Già!” Pensai. “E vedrai che conto alla fine!” Ma
gli diedi via libera e il risultato fu veramente sorprendente.
Lasciati nel cassetto di Franco 120 Euro, rigorosamente non
fatturati, prima di riprendere la macchina cercai una tabaccheria
aperta in zona e acquistai un pacchetto di Multifilter e un
accendino. Ecco: ora ero una poliziotta perfetta! O una sciocca
perfetta? Mi ero invaghita del mio collega? Non vedevo l'ora di
andarci a letto? Ma cosa mi passava per la testa in quei giorni? Mah,
non importava, avrei lasciato che gli eventi facessero il loro corso,
nel bene o nel male!

«Hai sbagliato luogo ed orario. Credo che la sfilata di moda sia oggi pomeriggio dopo le 17 al Palarossini.» Fu la battuta. «Comunque accomodati, mi do una sistemata e sono da te. Sul tavolo c'è del caffè e un posacenere. Fai come fossi a casa tua.»
«Rebecca?» Chiesi.
«Questa mattina è in servizio, rientrerà dopo le due di oggi pomeriggio. Abbiamo tutto il tempo di visionare il tuo materiale, nessuno ci disturberà.» La sua voce ora arrivava dalla stanza da bagno insieme al ronzio del rasoio elettrico. Spensi la sigaretta nel posacenere, mi servii un po' di caffè e attesi pazientemente che Sergio riapparisse. Con la camicia slacciata al collo, i capelli leggermente bagnati di gel e l'odore di dopobarba non era proprio male! Mi fece strada fino al suo studio, dispose due seggiole affiancate davanti alla scrivania, accese il PC, poggiò pacchetto di sigarette e accendino avanti a lui e mi invitò a sedere al suo fianco. Prima di sedermi, riposi sullo schienale della mia seggiola il soprabito e la borsetta, dopo aver tirato fuori da quest'ultima le mie sigarette, il mio accendino e la chiavetta USB.

«O è un bluff e non le ha mai ricevute. Il che sarebbe preoccupante, visto i dettagli che mi hai descritto.»
«No, Stefano non è un tipo che mente. Con me poi, è stato sempre sincero, Mi fido di lui. E poi, non te lo ho detto, ma con Cesare Manieri, della Polizia Postale, abbiamo controllato la casella di posta elettronica sul server ed effettivamente c'è traccia di queste mail ricevute...» Gli spiegai in breve quello che mi aveva detto Manieri sul fatto che non si potesse riuscire a risalire alla provenienza delle mail.
«Abbiamo a che fare con un tipo furbo, insomma. Potrei arrivare a
pensare che sia lo stesso psicopatico responsabile dei delitti a
contattare Stefano per e-mail. Magari potrebbe utilizzare gli stessi
disegni ipnotizzanti, chiamiamoli così, inducendo il tuo compagno a
fare cose che normalmente non farebbe, come cancellare
definitivamente, subito dopo averle lette, le mail che gli invia.»
«Sono d'accordo con te, e ne convengo. Ma perché rivelare o
addirittura anticipare le sue mosse ad uno scrittore, e in
particolare al mio compagno?»

«Dai, Sergio. Diamo un'occhiata insieme al testo di questo romanzo.»
Il file di Word ci impiegò qualche secondo a caricarsi, poi il racconto comparve a video. Sergio scorse le pagine, soffermandosi sui punti salienti, e proferendosi ogni tanto in esclamazioni.
«Accidenti! Da quello che sta scritto qui, la nostra Fabiana è
destinata al suicidio.»
«Capisci ora perché abbia tanto insistito con il magistrato per la
carcerazione preventiva?»
«Sì, ma non credo che durerà a lungo. Quando il GIP esaminerà il
caso, le darà come massimo gli arresti domiciliari.»
«Se non la scarcererà in via definitiva, passandoci
contemporaneamente una bella strigliata per aver arrestato
un'innocente. Ma, quant'è vero Iddio, la farò tenere sotto
controllo 24 ore su 24!»
«Qui c'è un ultimo capitolo appena iniziato. Il titolo è
“Indaco”.»
«Il nostro psicopatico ha già preso di mira una nuova vittima.
Indaco è il terzo colore delle copertine di quei quaderni. Leggi!»
“Indaco:
è il colore del cielo limpido nel passaggio dal giorno alla notte, o
dalla notte al giorno. Ma anche il colore della malvagità, il colore
associato all'aura di una persona estremamente maligna. L'indaco è
il colore della mia aura. Come la sera il colore del cielo vira
dall'azzurro intenso, all'indaco al nero, così quando io sto per
agire sento che la mia aura volge velocemente verso il nero. E non
posso farci nulla.
«Ci
sono cento modi per morire!
Ho
fatto una festa coi fuochi d'artificio,
ho perso il controllo, è esploso l'edificio,
e anche quello di fianco, vedi i morti nel cortile,
tu passavi col booster e sei esploso dal sedile.»”
ho perso il controllo, è esploso l'edificio,
e anche quello di fianco, vedi i morti nel cortile,
tu passavi col booster e sei esploso dal sedile.»”
«Incredibile!» Esclamai sconvolta. «Sappiamo che colpirà di
nuovo, sappiamo anche come, probabilmente una violenta esplosione,
un'autobomba o qualcosa di simile. Magari sarà una strage. Ma non
sappiamo quando e dove. Come facciamo a prevenirlo? Perché
quest'individuo ci lancia questi messaggi? Perché devo vivere
portandomi dietro questo tormento? Vuole che mi senta responsabile di
non aver potuto far niente per evitare le sue azioni? Perché proprio
io, perché?» Dissi, stringendo i pugni e poi battendoli sul petto
di Sergio che, nell'atto di condividere la mia disperazione, mi
strinse a sé in un abbraccio confortante. Solo qualche attimo prima
avrei approfittato per avvicinare le mie labbra alle sue alla ricerca
di un bacio, ma in quel momento no, quell'abbraccio era fraterno, di
solidarietà, e non poteva essere travisato in nessun altra maniera.
Rimasi per qualche attimo, poi mi discostai da lui.
«Scusami, mi sono lasciata andare!»
«Figurati, è una cosa comprensibilissima. Dobbiamo continuare a
tenere sotto controllo ciò che scrive il tuo compagno.» Mi disse,
rimettendomi in mano la chiavetta USB. Trattenni per un attimo la sua
calda mano tra le mie, che erano notevolmente più fredde. Poi mi
alzai, presi le mie cose e mi congedai da lui, che mi accompagnò fin
sull'arco della porta, dove mi attirò a sé e finalmente mi baciò.
Durò qualche istante, poi mi staccai e uscii senza proferire parola,
ad evitare che la cosa potesse andare avanti e finire su un letto o
su un divano. Appena fuori, accesi un'altra sigaretta, feci un paio
di ampie tirate e la gettai. Forse era per dimenticare il sapore
della bocca di Sergio. Ma sentivo ancora il cuore in subbuglio, non
so se per quello che avevo letto o per ciò che era successo. Feci
due respiri profondi e mi infilai in auto.