mercoledì 9 marzo 2011

MARIA LUCIA BRANDI



Maria Lucia Brandi: bagnina, maestra di Yoga e graffitara.

Maria Lucia Brandi appariva molto più giovane rispetto alla sua età anagrafica di quaranta anni. Non era alta e le sue fattezze erano rotondeggianti, anche se non si poteva dire esattamente che fosse grassa. Il suo viso tondo, i suoi occhi nocciola, i suoi capelli castani lunghi e ricci, la sua pelle leggermente ambrata dall'abbronzatura, facevano di lei un desiderabile bocconcino agli occhi di qualunque uomo. Sapeva ben valorizzare la sua femminilità con abiti succinti, incredibili minigonne e scollature da favola. Il lavoro che faceva con grande passione, la bagnina presso i Bagni 59 di Marcelli di Numana, una stupenda località sulla riviera del Conero, le permetteva ancor più di mettere in mostra le sue abbondanti grazie femminili, contenute a malapena in minuscoli bikini. Giacomo, il suo compagno attuale, aveva appena ventidue anni, ben diciotto meno di lei, ma a vederli insieme sembravano coetanei; anche lui lavorava nello stesso stabilimento balneare, servendo al bar e facendo animazione quando se ne presentava l'occasione.
Oltre il mare, Maria Lucia aveva altre due passioni: lo Yoga e i graffiti. Per quanto riguarda le tecniche di rilassamento, aveva iniziato a praticarle e ad esercitarsi nella concentrazione, nel tantra, nel cosiddetto viaggio alla ricerca di sé, parecchi anni prima, quando era ancora una ragazzina di neanche diciassette anni. Insieme alla sua guida spirituale si era recata anche in viaggio in India, per apprendere meglio e più approfonditamente le tecniche Yoga, ed era diventata una vera e propria maestra. Così, presso i Bagni 59, tra le altre cose, turisti e bagnanti potevano partecipare alle sedute di Yoga in spiaggia, che venivano pubblicizzate come qualcosa che, oltre agli altri benefici, favoriva anche il rafforzamento del sistema immunitario. I depliant e i manifesti pubblicitari dello stabilimento riportavano testualmente:
BAGNI 59 – MARCELLI DI NUMANA
YOGA IN SPIAGGIA
Fare Yoga è un'attività sana e rilassante, che fa bene al fisico e all'umore.
A ciò aggiungete quanto benessere si può ottenere facendo Yoga in riva al mare, accompagnati dal rumore dell'acqua, potendo respirare aria sana e ricca di Iodio, che aiuta a combattere raffreddori e allergie.
Sotto la sapiente guida della nostra Baywatch Maria Lucia Brandi, le sedute si terranno nell'apposita area, a debita distanza dagli ombrelloni e dai capanni, al fine di garantire la tranquillità necessaria.
I più tecnologici potranno portarsi dietro il tappetino Yoga Hi-Tech, in vendita anche presso il nostro stabilimento alla modica somma di € 50,00; gli altri potranno scegliere tra il tappetino classico o un asciugamano da mare, per una seduta Yoga in versione vacanziera.
Chiaramente il ventenne compagno di Maria Lucia era obbligato a partecipare ad ogni seduta di Yoga, ma non solo; nelle giornate in cui queste non erano previste, la bagnina faceva almeno un'ora e mezzo di intensa attività fisica in spiaggia per mantenere in forma il suo fisico. E Giacomo era costretto suo malgrado a fare altrettanto: corsa sulla sabbia, flessioni, esercizi e infine una nuotata in acque profonde fino allo stremo delle forze. Più di una volta il ragazzo, che non era un provetto nuotatore, aveva rischiato l'annegamento, ed era stato tratto in salvo dalla sua compagna, che non aveva risparmiato battute sarcastiche nei suoi confronti. E dopo tutto questo, il povero Giacomo doveva soddisfarla anche a letto, e certe sere non era proprio facile saziare l'intenso appetito sessuale di lei, che poteva tranquillamente arrivare alle prime luci dell'alba ancora in preda alle voglie di carezze, baci e amplessi, per dormire appena un paio d'ore ed affrontare la nuova giornata più in forma che mai.
Giacomo poteva avere una nottata di tranquillo riposo solo quando la sua donna si dedicava all'altra sua passione, che non voleva condividere con nessuno, se non con altri graffitari come lei. Era una trasgressione che la eccitava particolarmente e a cui si dedicava, per lo meno in estate, una o due volte a settimana, più raramente in inverno. Quando Giacomo vedeva la sua compagna prepararsi per la notte brava, un po' provava gelosia per essere escluso dalla cosa, ma d'altra parte era felice di poter dormire tra quattro guanciali dalle undici di sera fino alla mattina successiva.
La preparazione per l'uscita era un rito, che si ripeteva ogni volta uguale. Maria Lucia indossava solo un camice bianco allacciato sul davanti, dalla lunghezza che arrivava circa a metà delle sue cosce, rigorosamente nude: solo se la notte si preannunciava fredda indossava anche un collant. Solitamente chiudeva solo i bottoni centrali del camice, lasciando slacciati sia quelli in alto che quelli in basso, in modo che, in base ai suoi movimenti, metteva ogni tanto in mostra cosce e seni prosperosi. Nella sacca, oltre le bombolette di vernice spray, inseriva due pacchetti di sigarette: non era una fumatrice, anche perché, come convinta salutista, solitamente non fumava. Ma, quando era in un sottopassaggio della ferrovia o in una fabbrica semi-abbandonata per realizzare i suoi graffiti, non poteva fare a meno di accendere una sigaretta dietro l'altra. Fumare l'aiutava a scaricare la tensione nervosa, dovuta alla paura che da un momento all'altro potessero giungere le forze dell'ordine ad arrestarla, nonché a favorire la concentrazione sull'opera che stava realizzando.
Quella notte, lei e gli altri due Writers, di cui non conosceva neanche i nomi, dai volti coperti da fazzoletti, che lasciavano scoperti solo gli occhi, avevano preso di mira un vecchio insediamento industriale abbandonato a Porto Recanati. Una struttura in disuso da almeno due decenni, un tempo una fabbrica di fertilizzanti chimici, un orrore architettonico, un mostro di cemento armato che nessuna autorità si voleva prendere la bega di demolire o recuperare. Il senso dei graffiti che avrebbero disegnato era quello di stimolare qualcuno a prendere il coraggio di fare un progetto di recupero di quell'area degradata. I primi chiarori dell'alba erano già evidenti ad est, quando Maria Lucia decise di salire in cima ad una scala a libretto per dare il tocco finale alla sua opera. In cima alla scala, tirò fuori l'ennesima sigaretta, una delle ultime del secondo pacchetto, e fece per accenderla con la cicca di quella che stava finendo di fumare. Nel fare questo gesto perse l'equilibrio, e cadde rovinosamente al suolo dopo un volo di circa tre metri. Fortunatamente, la caduta fu attutita dal fatto che in quel punto non c'era più la pavimentazione in cemento, che era stata sostituita da terriccio e sabbia e vi era cresciuto un abbondante strato d'erba. Ma una caviglia era irrimediabilmente slogata e la spalla destra le faceva un male terribile. I due writers che erano con lei si resero conto, dalla deformità della parte, che la spalla era lussata. La loro amica doveva essere condotta al pronto soccorso. Ma come fare? Vestita così sarebbe stata scambiata come minimo per una prostituta, e Luca e Damiano appartenevano a famiglie in vista della zona, erano figli di importanti imprenditori locali, che non avrebbero certo gradito il coinvolgimento dei loro pupilli in certe storie.
Luca si tolse il fazzoletto che nascondeva gran parte del volto e si rivolse al suo amico.
“Occorre un piano per venirne fuori puliti. Cerchiamo di portarla fino alla strada, vicino alla nostra auto. Intanto mi farò venire un'idea.”
Presero Maria Lucia sottobraccio, uno per lato, e pian piano riuscirono a condurre la loro amica zoppicante e dolorante fino in prossimità della loro lussuosa auto, una Mercedes station wagon.
“Tu vai a recuperare la scala e ripulisci il luogo.” disse Luca, rivolto all'amico. “Non dobbiamo assolutamente lasciare nostre tracce. Io penso a lei.”
A Luca piaceva molto il viso di quella donna, che non mascherava mai con il fazzoletto per il fatto che mentre creava graffiti fumava in continuazione, ma non aveva mai osato sfiorarla neanche con un dito. Adesso che era lì solo con lei, a terra inerme, provava desiderio nei suoi confronti, desiderio che non avrebbe potuto sicuramente soddisfare in quel frangente. Luca prese qualcosa in macchina e si accese una sigaretta. Poi istruì Maria Lucia.
“E' chiaro che tu non ci conosci, non ci hai mai visti prima d'ora. Dovrò farti soffrire ancora un po', anche se me ne dispiace.”
Soffiò sulla parte accesa della sigaretta a ravvivarne la brace, poi l'avvicinò alla pelle della ragazza e le provocò alcune scottature. Le tenne una mano sulla bocca ad evitare che emettesse urla, ma Maria Lucia seppe resistere e non emise che qualche sommesso mugolio. Dopo di che le strappò le mutandine. Poi preparò la droga: in auto aveva sempre ben nascosta una piccola riserva di eroina pura, che aspirò in una siringa da insulina.
“Eri da sola a disegnare graffiti. Tre sconosciuti, con i volti coperti, hanno tentato di violentarti: ti hanno somministrato droga, ti hanno scottato con le sigarette, ti hanno strappato di dosso le mutande. Ad un certo punto sei riuscita a scappare e raggiungere la strada, barcollando in preda ai fumi della droga. Un'auto è sopraggiunta, ti ha investito e l'autista non si è fermato. Fortunatamente sei stata presa dalla fiancata dell'auto, di striscio, cosicché hai riportato lievi lesioni. Io e Damiano siamo sopraggiunti in seguito, ti abbiamo visto in terra e ti abbiamo soccorso: non ci avevi mai visto prima.”
Mentre diceva queste parole, finì di inocularle la droga. Maria Lucia fece cenno col capo di aver capito e scivolò non nel sonno, ma in uno stato di oblio provocato dall'eroina. Luca era molto eccitato e avrebbe desiderato approfittare di quello stupendo corpo, prima di prendere il cellulare e chiamare il 118.
“Un'occasione simile non si presenterà più.” pensò. “Del resto se trovassero tracce di sperma sarebbe avvalorata la teoria dello stupro.”
Già stava per slacciarsi i pantaloni, quando si diede del deficiente.
“Un'eventuale prova del DNA potrebbe incastrarmi irrimediabilmente; stupido che sono!”
Diede il tocco finale alla sua improvvisata opera d'arte strappando un bottone al camice di Maria Lucia, in modo che uno dei seni rimanesse in bella vista. Poi raccolse mutandine, bottone e cicca della sigaretta che aveva fumato, e infilò il tutto dentro un piccolo sacchetto di plastica che andò a nascondere nel vano della ruota di scorta della Mercedes. Mentre chiamava i soccorsi con il cellulare, ricomparve Damiano, che ripose la scala a libretto infilandola nell'auto attraverso il portellone posteriore. Quando vide come Luca aveva conciato la ragazza, impallidì e per poco non svenne. Luca lo rassicurò e lo istruì su come doveva essere raccontata la versione dei fatti.
“Lascia parlare me, e limitati a confermare quanto io dirò. Andrà tutto bene, vedrai!”
Nel giro di qualche minuto giunse l'ambulanza, seguita a breve da una pattuglia della Polizia. Gli agenti riconobbero i ragazzi che, una volta liberatisi delle tute sporche di vernice, erano comuni ragazzi di famiglie bene, elegantemente vestiti in polo Lacoste e Jeans Giorgio Armani, come qualsiasi ragazzo del loro giro che esce d'estate, un'estate che peraltro stava ormai volgendo al termine, per passare la serata in qualche locale della riviera. I ragazzi raccontarono quanto stabilito e si fecero tranquillamente sottoporre alla prova del palloncino.
“Ok, ragazzi, il vostro tasso alcolemico è a posto e non siete fatti di droga. Credo proprio che abbiate fatto il vostro dovere soccorrendo questa poveraccia.” disse uno dei due poliziotti. “Andate a casa ora, ma presentatevi domattina in Questura per la vostra deposizione. Chiedete direttamente del Dottor Olivieri, che vi prenderà a verbale.”
Stavano per risalire in auto, quando uno dei due agenti notò la scala all'interno della Mercedes.
“Cosa ci fate con quella?”
A Damiano il cuore fece un tuffo. Non era bravo ad improvvisare scuse e ad imbastire bugie. Sentiva che quei due agenti li avrebbero potuti smascherare in un millesimo di secondo.
“Nulla di particolare, agente. Abbiamo organizzato una festa di compleanno a casa di un nostro amico, e ci è servita per metter su i festoni decorativi.” fu svelto a rispondere a tono Luca.
Dopo quella notte non avrebbero mai più incontrato Maria Lucia. Damiano e Luca si diressero a casa, mentre la pattuglia, a lampeggianti accesi, raggiunse rapidamente il Pronto Soccorso dell'Ospedale Regionale di Ancona.